The Black Madonna of East Thirteenth Street

by Joseph Sciorra

In the early twentieth century, Sicilian immigrants established a storefront chapel for the Black Madonna del Tindari in Manhattan’s East Village. The original Sicilian statue of the Virgin Mary dates back to the Middle Ages and is associated with a passage from the Old Testament’s Song of Songs. For decades, an annual feast was celebrated in the city streets in honor of this dark-skinned Madonna. Although the New York community of believers no longer exists and the chapel has been closed, the American statue has been saved and is now in a private home in New Jersey.

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La Madonna Nera. Enigma?

di Alessio Varisco

Foto: "Nostra Signora di Oropa", una delle più celebri "Madonne nere" venerate in Italia.

Oltre alla "Madonna bianca", quella del latte, abbiamo quella "Nera". La storia dell'arte è madida di testimonianze artistiche, a volte anche di elevato valore contenutistico e stilistico, che a livello iconografico presentano una Madonna "bruna", una Vergine "nera". Le domande al riguardo si accrescono, centuplicandosi in maniera esponenziale. Su questo enigma, delle cosidette "Madonne nere" molto si è scritto all'Estero, minormente in Italia. Caratteristica peculiare delle Madonne di pelle scura non é certamente il dato notorietà-importanza del culto legato alla Madonna scura, anzi non abbiamo Madonne nere "minori" di altre più note. Il culto alla "Madonna Nera" di Czestochowa è un tipico esempio, richiamatoci anche da Papa Giovanni Paolo PP II.

Ed in Italia ne esistono? E se si, i luoghi dedicati alla Vergine Scura sono distribuiti equamente sulla superficie del nostro territorio?

La risposta è affermativa per entrambi i quesiti in quanto ne esistono molte, più di quanto si potrebbe pensare, e distribuite lungo tutta la Penisola e nelle Isole, equamente fra Nord, Centro e Sud.

 

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Scongiuri Cilentano

La lunga serie di "scongiuri"sono retaggio della superstizione, ma anche dell'ultima traccia del mondo pagano-medioevale. Le forze della Natura sono viste come maligne o benigne, a seconda se arrecano malanni o portano bene. Queste ultime, che di solito si identificano coi Santi protettori, sono invocate; le altre invece vengono allontanate per mezzo di oggetti comuni (forbici, falce, olio, ecc.) sui quali si scarica la loro forza maligna. L'oggetto, di solito un arnese legato alla coltivazione, viene scagliato lontano o bruciato o sotterrato; tre momenti questi che racchiudono le simbologie classiche della Natura: la forza vitale che viene dalla terra e che può arrecare danno, ad essa deve tornare mediante l'allontanamento dallo spazio abitato (la casa) o la distruzione (fuoco, sotterramento).

Ecco lo scongiuro contro il malocchio (9) che serve ad individuare la presenza di una "fattura". La pratica è diffusissima ancora oggi: si appresta un piatto con dell'acqua e in esso si fanno cadere alcune gocce di olio prese col dito da una candela accesa. Mentre il maluocchiàto (= colui che ha subito la fattura) tiene una mano sul piatto, si pronunziano queste parole, scaraventando lontano le furfucèdde ( = forbici). <b>Se le gocce d'olio si allargano, vuol dire che il malocchio c'è; allora si procede ad altre formule più segrete</b>, (anche per noi) perché si crede che rivelandole vada perduto tutto il loro potere:

Uocchio, maluocchio,
furfucèdda all'uocchio:
schiatta la mmiria
e crepa lu maluocchio.
Uocchio, maluocchio,
chi tène mmiria pozza schiattaràre.
L'accètta ogni male annètta;
'a ronca ogni male stronca.
Santu Rumìnico àuto e forte
tre cose peggio cummannàva:
lu freddo, la frève
e la roglia re capo.
Re capo 'i pigliava
e nterra 'i ghittàva.
(si ripetono i primi sei versi e poi si conclude):
Dio ci liberi da ogni povero cristiano!

Ecco una variazione della precedente con la quale si invoca la fonte della Vita ed il momento della nascita di Cristo per togliere il malocchio dal figlio (10):

A Bettellèmme è nato nu figlio,
senza rulùri l'ha fatto la mamma:
bella la mamma, bello lu figlio,
lèvami l'Uocchio ra coppa a stu figlio!

Gli scongiuri contro i malanni fisici giungevano ad essere specifici per ogni male; ecco quello contro un comune mal di pancia nel quale vengono invocate tutte le forze naturali e i legami più sacri, come quello del matrimonio (11):

Giesù passào, repòsa cerco;
buono marito, strèma muglièra;
acqua bagnata, Sacramento nturriàto
fa passà la panza a…
ca Giesù l'ha ccumpagnàta!

Ed ecco ora lo scongiuro contro la mmiria (= invidia) considerata la causa prima di ogni malanno (12):

Fui, mmiria, uocchio sicco,
và vattìnne mbieri n'arbero sicco;
porto na sguarrèra e t'assìcco;
porto fàuci, accette e ronchi
pi taglià novi mali ntrùnchi.
Santo Francisco, monaco re Cristo,
salvati l'uocchio a chisto
cume salvasti li cinco piàe ri Gèsu Cristo.
Gièsu Cristo vivo, Gièsu Cristo morto,
Gièsu cristo resuscitato.

Le tempeste erano la disgrazia più grave per un contadino: la Tradizione Orale tramanda molti racconti nei quali l'intero raccolto andava perduto (13). Allora la paura di una punizione che veniva dal Cielo, era lenìta con invocazioni ai Santi e alle Forze Naturali. Nello scongiuro contro la rattrumènta (= grande tempesta) viene invocato San giovannnnni, l'autore dell'Apocalisse, e il sangue di San Gennaro (14):

San Giovanni mio nù dòrme,
nitri nuvole so asciute:
una r'acqua, n'auta re viento,
n'auta porta na rattrumènta.
Acqua, Viento e Rattrumènta
và vattìnne into a nu vosco scuro,
addùvi nù canta 'allo
e nù praticano fatiatùri.
Innàro mio ri Napuli,
sì ri Napuli uardiàno,
cu lu sangu ri la tua testa
Dio nci liberi ra ogni timpèsta!.

Infine ecco un brano che rappresenta un momento caratteristico della cultura contadina. Durante i temporali il "pater familias " recitava questo scongiuro per allontanare la caduta dei fulmini; la Madonna e santa Barbara, padrona dei fulmini, diventano qui divinità personificate e umanizzate. La caratteristica forma di religiosità della prima parte, cede il posto, negli ultimi versi, allo scongiuro vero e proprio affinché le Forze della Natura scarichino la loro violenza in zone disabitate (15):

Santa Barbara jia pe mare,
nun se mbunnìa, nun se bagnava.
Le scuntào Santa Maria:
"ddu vaje, Barbara mia?".
"Vào accugliènno li tròna e li lampa,
ca Dio nce libara a tutti quanti!
Ca nun sia mai, avessero carère,
a ddu nù loce luna,
a ddu nù nce so piccole criatùre!".
Tròna e lampa fatti arràssa,
ciento miglia e ciento passi!.

9) Ascoltato a Cannicchio dalla voce della Sig.ra Olimpia Rascio; trad.:

"Occhio e malocchio / forbici all'occhio / crepi l'invidia / crepi il malocchio / Occhio malocchio / chi ha invidia possa crepare / La scure ogni male taglia / la roncola ogni male recide / San Domenico alto e forte / tre cose peggiori dominava / il freddo, la febbre / e i forti mal di capo / Li afferrava dalla testa / e li restituiva alla terra".

10) Ascoltato a laureto dalla voce della Sig.ra Rosa Villano; trad.:

" A Betthelemme è nato un bambino / senza dolori l'ha partorito la madre / bella è la mamma, bello è il figlio / togli il malocchio da questo mio figlio".

11) Ascoltato a laureto dalla voce della Sig.ra Maria Bianconelli Felicia; trad.:

"Gesù passò, riposo cercò / un buon marito, una cattiva moglie / acqua bagnata, Sacramento esposto / fà passare il mal di pancia… / che Gesù l'ha accompagnata".

12) Ascoltato a Roccagloriosa dalla voce della Sig.ra Carmela Coraggio; trad.:

"Và via invidia, occhio malefico / vattene ai piedi di un albero secco / porto una grossa falce e ti uccido / porto falci, scuri e roncole / per recidere nove mali decisamente / San Francesco, monaco di Cristo / salvate la buona salute a costui / come riceveste le cinque piaghe di Cristo / Gesù Cristo vivo, morto e resuscitato".

13)Vedi Viaggio nel Cilento, op. cit., alla voce "Orria".

14) Ascoltato a Roccagloriosa dalla voce della Sig.ra Carmela Coraggio; trad.:

" San Giovanni mio non dormire /
nere nuvole sono uscite / una che porta la pioggia, un'altra vento / e un'altra una tempesta / Acqua, Vento e Tempesta / vattene in un bosco buio / dove non canta il gallo / e non vi praticano lavoratori / Gennaro mio di Napoli / sei di Napoli il guardiano / con il sangue della tua testa / Dio ci liberi da ogni tempesta".

15) Ascoltata ad Acciaroli dalla voce della Sig.ra Amina Fedulla; trad.:

" Santa Barbara andava per mare / non si bagnava, non si bagnava / La incontrò Santa Maria : / " Dove vai Barbara mia?" / Vado raccogliendo tuona e fulmini / che Dio ci liberi tutti quanti! / Che se dovessero cadere, non sia mai / (cadano) dove non canta il gallo / dove non risplende la luna / dove non vi abitano bambini / Tuoni e fulmini allontanatevi / cento miglia e cento passi".



http://www.ilpaeseonline.it/agosto2003/agosto25.htm



Fatture d'amore

Years ago I was sent a collection of fatture. I do not know their original source. ~Rue


fattura d'amore

Nel primo quarto di Luna piena pungete il dito mignolo della mano destra, fate uscire tre gocce di sangue e impastatele con sette peli di cui quattro presi da entrambe le ascelle e tre dal pube. Mettete il tutto ad essiccare sulla piastra di un camino per poi ridurlo in polvere da mischiare nel vino o nel cibo della persona amata dicendo queste parola:

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Cultural Diversity, Alternative Medicine, and Folk Medicine

David J. Hufford, Ph.D.


    Department of Humanities
    Penn State College of Medicine
    (Hershey Medical Center),

This essay first appeared in Perspectives from the Humanities, a bi-monthly, in-house publication of the Humanities Department at the Penn State College of Medicine and, in a modified version, in the ethics column of the journal Alternative Ther apies in Health and Medicine.

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Christ in Concrete and the Failure of Catholicism

by Sarah Benelli

Pietro DiDonato’s Christ in Concrete is a powerful narrative of the struggles and culture of New York’s Italian immigrant laborers in the early twentieth century. Jerre Mangione and Ben Morreale, in their historical work La Storia, state that "Never before or since has the aggravation of the Italian immigrant been more bluntly expressed by a novelist" (368).

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The Significance of Nicknames in Italian-American Culture and the Novel Christ In Concrete

by Sharon Leggio

Nicknames.  They are something that everyone is familiar with in one way or another.  However, most people have little, if any, personal experience with nicknames.  In Italian-American culture, nicknames play a major role in everyday life.  Nicknames are formed with a certain unspoken format, and they have a particular importance.  In Italian-American culture nicknames, even though to others they may seem harsh and cruel, are terms of endearment and give a sense of belonging.

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CHIETI – Museo Archeologico La Civitella

*** 17 marzo – 17 maggio 2006
Una mostra intrigante su magia e fortuna racconta un Abruzzo terra di misteri e incantesimi. Un’archeologia “insolita” in uno dei musei più innovativi in Italia
del 03/04/2006

Angitia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe, così dicono, e maneggiava da padrona i veleni e traeva giù la luna dal cielo; con le grida i fiumi tratteneva e, chiamandole, spogliava i monti delle selve.
Silius, Punicae, libro VIII, 495-501
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Proprio dal bosco sacro alla dea Angizia provengono le tre misteriose statue di divinità femminili rinvenute durante una recente campagna di scavi nel sito dell’area sacra di Lucus Angitiae, nei pressi di Luco dei Marsi (L’Aquila), al centro dell’insolita mostra, Fortuna e Prosperità. Dee e maghe dell’Abruzzo antico, ospitata dal 17 marzo al 17 maggio presso il Museo La Civitella di Chieti.

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