CHIETI – Museo Archeologico La Civitella

*** 17 marzo – 17 maggio 2006
Una mostra intrigante su magia e fortuna racconta un Abruzzo terra di misteri e incantesimi. Un’archeologia “insolita” in uno dei musei più innovativi in Italia
del 03/04/2006

Angitia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe, così dicono, e maneggiava da padrona i veleni e traeva giù la luna dal cielo; con le grida i fiumi tratteneva e, chiamandole, spogliava i monti delle selve.
Silius, Punicae, libro VIII, 495-501
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Proprio dal bosco sacro alla dea Angizia provengono le tre misteriose statue di divinità femminili rinvenute durante una recente campagna di scavi nel sito dell’area sacra di Lucus Angitiae, nei pressi di Luco dei Marsi (L’Aquila), al centro dell’insolita mostra, Fortuna e Prosperità. Dee e maghe dell’Abruzzo antico, ospitata dal 17 marzo al 17 maggio presso il Museo La Civitella di Chieti.

 

La mostra, promossa dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo e organizzata dall’Associazione Antiqua, con il patrocinio e il contributo della Regione Abruzzo, della Provincia di Chieti, del Comune di Chieti, è curata da Adele Campanelli, Flavia de Sanctis e Maria Paola Pennetta.


Testimonianza votiva dei culti femminili del ciclo naturale di morte e rinascita, le tre opere restituite dall’area archeologica di Luco dei Marsi (due sculture in marmo, che rappresentano rispettivamente Afrodite e Demetra, e una in terracotta, databili tra il III e il II secolo a.C.) sono potenti icone di donne straordinarie. Le tre statue, praticamente inedite e da poco restaurate, sono il cuore della mostra e offrono lo spunto per andare alla scoperta di insoliti manufatti artistici di uso popolare e di tutto l’universo magico-religioso che ruota loro intorno.


Per comprendere il significato e i misteriosi contorni delle tre figure femminili al centro della mostra, bisogna risalire alla mitica presenza di Angizia, divinità arcaica, incarnazione locale di una dea madre. Quando la cultura abruzzese di età arcaica entrò in contatto con il pantheon greco-romano, i devoti di Angizia riconobbero alcune caratteristiche della dea nelle nuove ed “esotiche” personalità di Afrodite-Venere e Demetra-Cerere, che non soppiantarono il culto locale di Angizia, ma ad essa si affiancarono, in una fitta trama di rimandi, allusioni, misteri. In ciascuna di queste divinità rivive un ricordo della Grande Madre, dea del ciclo morte-rinascita, detentrice di arcani poteri femminili, genitrice di ogni magia.


La mostra presenta le dee del bosco di Angizia in un allestimento scenografico di grande suggestione. Il visitatore è accompagnato alla scoperta del mondo magico abruzzese attraverso un percorso che espone “strumenti” dell’arte magica, come antichi amuleti e talismani, gioielli, ex voto conservati presso la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, insieme a portafortuna, provenienti da collezioni private, usati a partire dal XVII secolo. In tutto oltre 200 reperti, prevalentemente archeologici. Tra gli oggetti in mostra, troviamo una cinquantina di manufatti che testimoniano della moderna continuità delle antiche pratiche magiche e appartengono alla Collezione Verna di Pescara.


Interessanti gli inediti che questa mostra presenta al pubblico, terrecotte votive tra le quali si distingue quella di una particolare figurina maschile itifallica; inediti anche alcuni pezzi della collezione Verna, antica famiglia di orefici abruzzesi.


E’ la profonda vocazione alla magia e al mistero, che vive e si rinnova attraverso un patrimonio popolare e antichissimo, una ricchezza di oggetti di culto, amuleti, talismani, rituali, formule, incantesimi che continuano a sopravvivere nel mondo moderno.


E’ l’affascinante mondo della magia, intesa come arcana e segreta conoscenza dei poteri di alcuni elementi naturali (quali erbe, animali, acque), l’oggetto, quindi, di questa suggestiva e intrigante mostra allestita presso uno dei musei più all’avanguardia in Italia, che si conferma un’assoluta novità nel panorama nazionale, progettato per accogliere il pubblico e iniziarlo al piacere della conoscenza e diretto da Adele Campanelli. In occasione di questo evento espositivo, La Civitella torna infatti a parlare al pubblico di un’archeologia “inedita” con uno stile museale insolito, accattivante, coinvolgente.


Ecco, infatti, che ad introdurci in mostra e alla magia sono i racconti, le storie, il filo intrigante della parola: sotto le fronde di un grande albero, luogo simbolico di sosta, il visitatore si sofferma ad ascoltare favole, miti e leggende. Credenze popolari al museo? Magia e misteri in mostra? E’ proprio questa la sfida e la suggestione di una mostra che “gioca” con la tradizione orale, indaga i rapporti tra magia e superstizione, religione e pensiero scientifico, ci accoglie nell’affascinante universo femminile soffermandosi sui temi della fertilità, della prosperità e della protezione.


L’albero simbolico che apre l’allestimento è il punto di partenza per il percorso che, snodandosi attraverso le vetrine, viene scandito da immagini in movimento di grande suggestione (per esempio la luna, i fuochi fatui) e cullato dal suono delle canne metalliche che evocano le arpe eolie. Anche le stesse attività didattiche, i “laboratori del racconto”, organizzate secondo stili e modalità in grado di affascinare il visitatore, si soffermano su aspetti particolari del mondo magico, come i rapporti tra arte e alchimia o arte e astrologia lasciando al visitatore, se vuole, il gusto di andare lui stesso alla scoperta di un Abruzzo magico… in un diretto legame con i riti e le formule del passato. Ed è proprio questa una delle caratteristiche che meglio rappresentano l’identità culturale del territorio abruzzese, con caratteri di assoluta originalità come la
mostra mette in luce.

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CHIETI – MUSEO ARCHEOLOGICO LA CIVITELLA *** >17 marzo – 17 maggio 2006


Talismani, amuleti e leggende incantano i visitatori all’ombra di un grande albero e tra i ripiani di un vecchio armadio: duecento reperti raccontano il potere magico delle donne, fino ai giorni nostri…


Le donne abruzzesi erano considerate nei tempi antichi terribili maghe e fattucchiere:
il legame tra religione e magia si tramanda per linea femminile e vive nelle pieghe nascoste di un Abruzzo segreto e inesplorato. Il magico potere delle donne è al centro dell’insolita mostra Fortuna e Prosperità. Dee e maghe dell’Abruzzo antico, ospitata dal 17 marzo al 17 maggio presso il Museo La Civitella di Chieti. La mostra, promossa dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo e organizzata dall’Associazione Antiqua, con il patrocinio e il contributo della Regione Abruzzo, della Provincia di Chieti, del Comune di Chieti, è curata da Adele Campanelli, Flavia de Sanctis e Maria Paola Pennetta.


Tre statue di divinità femminili, praticamente inedite e da poco restaurate, provenienti dal santuario della dea Angizia di Luco dei Marsi (sito archeologico corrispondente all’antica città di Anxa, sacra alla dea) sono il punto di partenza per un percorso all’interno della cultura popolare dell’Abruzzo antico che indaga il potere delle donne, il mistero, l’incanto e la seduzione. Un percorso che, a partire da antichi culti religiosi, rituali e pratiche liturgiche, porta i visitatori a seguire gli echi di miti e credenze, superstizione e scaramanzia, fino ai giorni nostri.


Le donne dell’Abruzzo erano famose nell’antichità per i loro poteri magici e di vaticinio. Considerate fattucchiere, sono state spesso rappresentate nei testi letterari come anziane capaci di predire il futuro, di favorire l’amore con le loro nenie e le loro magiche note e di mutare per dispetto le donne in civette. Una terribile sapienza, che aveva addirittura il potere di rompere letteralmente la testa a chi ascoltasse le formule magiche. Il sapere delle maghe abruzzesi derivava loro dal culto delle divinità femminili, Angizia soprattutto, donne divine, incantatrici, guaritrici, sospese tra cielo e terra, che presiedono i misteri della vita e della morte, divinità della salute, conoscitrici di erbe e veleni che esercitavano potere sui serpenti.


La mostra espone “strumenti” dell’arte magica: reperti archeologici, talismani, portafortuna, antichi amuleti, gioielli, ex voto, che dialogano con il patrimonio di tradizioni di cui l’Abruzzo è ricco. Suggestivo è lo scenario all’ombra di una montagna sacra, la Majella, dove si ripetono, secolo dopo secolo, gesti e riti antichi: l’accensione delle “farchie” (falò di fascine), il maneggiamento dei serpenti, i riti dell’ “albero di maggio”. E proprio le fronde di un grande albero sono il punto di partenza di un insolito e coinvolgente allestimento, un albero che abbraccia i visitatori e li immerge nel vivo di storie, racconti, miti, tradizioni e leggende popolari. Se non si può dimostrare, la magia si può evocare, raccontare: la continuità del passato e la vitalità delle tradizioni vivono infatti nel fascino evocativo della parola. Se l’archeologia raccoglie le testimonianze dell’antica superstizione, è affidato al pubblico il compito di interpretare, fare ipotesi, “usare” gli oggetti esposti.


Sotto il grande albero si incontrano tre elementi del mondo naturale e simboli dell’universo femminile: un ramo di corallo e una grande conchiglia, reperti neolitici dalla Grotta dei Piccioni di Bolognano, e la terra d’ocra, dall’intenso colore simile al sangue, con la quale in età della pietra si cospargevano i corpi dei defunti nel tentativo di restituirgli la vita.


Con lo scopo di evocarne il potere, gli elementi naturali diventavano elementi ornamentali, per esempio le conchiglie incastonate o appese come ciondoli oppure oggetto di rappresentazione in piccole sculture, gioielli, talismani, amuleti. Sfilano sotto gli occhi stupefatti dello spettatore frutti, fiori e un vero e proprio bestiario magico: animali fantastici, cavallucci marini, anatre, galletti, oltre a figure umane o parti del corpo. In mostra due galletti, l’uno utilizzato come tintinnabulum proveniente da Cansano, l’altro invece parte di un gruppo di statuine rinvenute a Fresagrandinara.


Un’altra sezione della mostra è dedicata alla rappresentazione del divino con allusioni a culti misterici e esoterici: troviamo la piccola immagine della donna-fiore da Castel di Ieri, il “Satiro allo specchio” della Collezione Pansa, statuine di idoli egizi da Alba Fucens e la lastra fittile raffigurante Ercole velato.


Animale esoterico per eccellenza è il serpente, legato al culto arcaico di Angizia: in mostra troviamo la scultura di una mano che stringe un serpente, da Villa S. Maria. Ad Angizia si attribuivano facoltà iologiche, cioè di controllo sui serpenti. Questi poteri si sarebbe trasmessi alla popolazione dei Marsi, figli della dea. Esistono ancora nelle aree interne dell’Abruzzo questi manipolatori di serpenti, i “serpari” di Pretoro e Cocullo che mostrano, in particolari occasioni rituali, la loro mitica confidenza con aspidi e colubri.


Dopo l’albero, un altro snodo simbolico importante nel percorso espositivo è un vecchio armadio, tipico delle case ottocentesche: sono qui i misteriosi talismani della Collezione Verna. L’armadio racconta la dimensione intima, privata, familiare della superstizione e il simbolismo della quotidianità che si annida negli oggetti di uso comune e attraverso questi sopravvive ai secoli. Questo senso di continuità è il criterio che mette insieme ai pezzi archeologici anche testimonianze di oggetti magici abruzzesi dei secoli successivi, fino all’epoca moderna e che hanno uno stretto rapporto di somiglianza, nella forma, nell’uso e nel materiale di cui sono composti, con i pezzi antichi.


Del profondo legame tra fortuna, magia e prosperità si trova traccia nei simboli fallici, espliciti negli amuleti e nelle raffigurazioni itifalliche provenienti dagli scavi di Luco e Avezzano e criptati in altri oggetti magici come la chiave proveniente da Tufillo.


Ma il rigore della ricostruzione archeologica non riesce a spiegare tutto e un velo di mistero continua ad avvolgere gli oggetti usati per la divinazione. Un modo per predire il futuro era interrogare oggetti “parlanti”, fittamente ricoperti di scritte e simboli. Tra i pezzi in mostra, parlano dell’impiego della scrittura a scopo divinatorio i ciottoli e gli astragali inscritti, sorta di antichi dadi lanciati dagli oracoli e che compaiono anche in rappresentazioni dei Dioscuri. In altri casi, come nel santuario della Fortuna a Preneste, si prediceva la sorte nelle lettere incise su legnetti di quercia estratti dalla mano di un bambino da un’urna.


Però il pezzo più misterioso di tutta la mostra resta un antico cilindro bronzeo, di cui si ignora il funzionamento, ritrovato a Casalbordino e che lascia ampio spazio alla fantasia anche grazie alla presenza di scritte, parole magiche e formule rituali incise sulla superficie.



CHIETI – MUSEO ARCHEOLOGICO LA CIVITELLA ***
17 marzo – 17 maggio 2006

Il curioso merchandising in vendita nel “magic shop”
della mostra accresce la seduzione dell’Abruzzo misterioso in mostra a Chieti

Dopo aver sbirciato tra i ripiani di un vecchio armadio ottocentesco e ascoltato storie e leggende sotto i rami di un albero, dopo l’immersione nel mondo arcano dei rituali magici, misteriosi, scaramantici, tra talismani, amuleti, portafortuna, suggestivi reperti archeologici e strumenti di divinazione che venivano usati più di duemila anni fa, dopo aver ammirato le statue delle tre divinità femminili del III-II sec a.c. ritrovate in una recente campagna di scavi nell’area sacra di Luco dei Marsi…


… per i visitatori della mostra FORTUNA E PROSPERITA’. DEE E MAGHE DELL’ABRUZZO ANTICO c’è la possibilità di portare a casa l’incanto dell’Abruzzo magico con l’intrigante merchandising di portafortuna, talismani, amuleti e molto altro che si può acquistare nell’insolito “magic-shop”, la boutique-bookshop che arricchisce la mostra ospitata fino al 17 maggio presso il Museo Archeologico La Civitella di Chieti.


Al piacere di vedere una mostra originale e intrigante si aggiunge, infatti, il gusto di fare shopping con gli oggetti realizzati appositamente da una storica famiglia di orafi abruzzesi, i Verna di Pescara, che hanno riprodotto con un attento lavoro di ricerca e recupero modelli ottocenteschi.


Molti gli spunti per un regalo raffinato e inedito. Nella boutique, disegnata da Rude Bravo secondo un gusto eclettico ricco di contaminazioni, ci sono infatti amuleti di tanti tipi e scopi diversi, realizzati in oro e argento.


Una curiosità sono i gioielli a forma di cuore realizzati in “pietra stregonia”, pietra dura dal colore beige rosatoche deve il suo nome al fatto di esse considerata una potente arma di difesa contro le streghe: si tratta in realtà di frammenti fossili corallini che formano un disegno a ramage. Davvero imperdibili sono le “presentuose”, il gioiello nuziale tipico dell’Abruzzo, rappresentazioni stilizzate di cuori all’interno di un sole traforato, riccamente lavorate.


Tra i gioielli più magici e misteriosi ricordiamo inoltre i pendagli a forma di sirena ornati di campanelli, pendenti con il numero 13, i tipici talismani a forma di piccola rana su uno spicchio di luna crescente e la “cimaruta”, rappresentazione di un ramo di ruta, pianta a cui si attribuisce la proprietà di tenere lontani i diavoli.


In vendita negli spazi del “magic shop” si trova anche oggettistica legata al tema della magia e della fortuna e, inoltre, tutta una serie di prodotti naturali: sapone di rocca e saponi di erbe dalle virtù terapeutiche, come ruta, verbena ed iperico, detta anche “erba di San Giovanni”, e ancora una selezione di incensi, tisane e the dai nomi suggestivi (come il the di Angizia o la tisana di Canidia), erbe ed essenze della Majella, che daranno al visitatore la possibilità di portar via i segreti della montagna sacra.


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INFORMAZIONI GENERALI

TITOLO Fortuna e Prosperità. Dee e maghe dell’Abruzzo antico.
DATA 17 marzo – 17 maggio 2006
SEDE MOSTRA CHIETI – Museo Archeologico La Civitella, via Pianell – 66100
ORARIO dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00
INFO 0871/63137 - www.beniarcheologiciabruzzo.it


UFFICIO STAMPA: LR Comunicazione Laura Ruggieri Francesco Paolo Del Re
06/6631305 – 339/4755329 l.r.comunicazione@libero.it